Sacro Monte di Ghiffa : Storia

Sacro Monte

"Un Sacro Monte è un complesso devozionale posto sul versante di una montagna con una serie di cappelle o edicole in cui vi sono rappresentate, con dipinti e sculture, scene della Vita di Cristo, di Maria o dei Santi. Riproposizione della Nuova Gerusalemme, i Sacri Monti offrivano la possibilità ai pellegrini di visitare i Luoghi Santi con la riproduzione, in scala minore, degli edifici in cui si era svolta la Passione di Cristo. Essi sono collocati su di una altura elevata, in una posizione appartata rispetto al centro urbano, in un ambiente più naturale, e vi si giunge prevalentemente mediante un pellegrinaggio"

Storia generale

L'area monumentale


La prima testimonianza è quella di un antico Oratorio, sull'asse dell'attuale Santuario, situato su un pianoro posto sopra il borgo di Ronco la cui fama crebbe in breve, iniziando ad essere venerato perché considerato miracoloso, che si presenta sull’asse dell’attuale Santuario.

L'architetto Marzi sostiene che questo primo oratorio venne abbattuto agli inizi del Seicento per ampliare il Santuario stesso, alla fine del ‘500 infatti la chiesa non riusciva più ad accogliere tutti i pellegrini. Un successivo rimaneggiamento del XVI secolo presentava anche un oratorio di forma rettangolare, aggiunto a ridosso dell’entrata della chiesa romanica con orientamento ortogonale a questa. Quest’ampliamento corrisponde oggi alla prima campata dell’attuale Santuario e si distingue perché sono ancora presenti l’antico portone in corrispondenza del passaggio del sentiero e due finestre laterali. Tale oratorio era certamente dedicato alla SS. Trinità e custodiva l’affresco con l’effige miracolosa delle tre figure del Cristo uno e Trino. Verosimile ritenere, in base alle relazioni delle visite del vescovo di Novara Mons. Speciano, che questa costruzione rettangolare cinquecentesca fosse affiancata sul lato nord dall’antica chiesa romanica.

I lavori per la costruzione dell’attuale Santuario iniziarono nel 1605 e attorno al 1617 il processo di costruzione del corpo centrale era quasi concluso, salvo ulteriori aggiunte protratte a fine secolo, sempre in base alla testimonianza delle visite pastorali.

Sembra probabile che la realizzazione del Sacro Monte fosse un processo incompiuto e che l’idea generale prevedesse una decina di cappelle. Tuttavia la realizzazione del complesso ebbe un andamento lento e continuo, che contemplò la costruzione del Campanile nel 1646, della Cappella dell’Incoronata nel 1647, l’elevazione del campanile fino all’altezza attuale insieme alla costruzione della cappella di San Giovanni nel 1659, l’edificazione della cappella di Abramo nei primi anni del 1700 e la costruzione del porticato della Via Crucis nel 1752, chiuso a nord nove anni dopo con la Cappella dell’Addolorata.

Il tema trinitario fu rappresentato in momenti e con modi diversi in tutto il Sacro Monte raggiungendo l’apice artistico proprio nell’altare della SS. Trinità, l’immagine più antica che si rifà al Tres vidit unum adoravit, uno dei modi più comuni nel ‘600 per rispondere al dilemma della rappresentazione della Trinità, e che verrà poi proibito da Benedetto XIV nel 1745.

Il dilettissimo monte crebbe per quasi tre secoli sia a livello architettonico che come frequentazione, grazie al culto della Trinità diffuso in Val Travaglia e Valle Intrasca, all’autorizzazione a speciali indulgenze, alla posizione ideale per feste popolari che divennero molto partecipate; inoltre nel tempo crebbero le ville signorili nella zona e le famiglie facoltose apprezzavano e sostenevano il Sacro Monte.

La svolta avvenne nel 1869 quando un Decreto Reale espropriò molti beni ecclesiastici le cui proprietà passarono al Demanio. Vennero così venduti i terreni che erano serviti alle rendite della fabbriceria e il ristorante che attirava molte persone fu affittato dal Comune per nove anni all’assessore anziano Giulio Noja.

In questi tre secoli il Monte di Ghiffa fu custodito saltuariamente da eremiti. Il primo arrivò nel 1728 e apparteneva all’Ordine dei Trinitari, religiosi della SS. Trinità con il compito di diffondere il culto; l’ultimo fu Giovanni Metaldi fino al 1927, con una parentesi dal 1963 al 1965 in cui il Santuario fu dato in consegna ai Padri dell’ordine dei Servi di Maria.

Agli inizi del secolo XIX i bilanci comunali di S.Maurizio e Cargiago avevano poche risorse da destinare a favore del luogo e la situazione non cambiò anche quando il comune di San Maurizio prese il nome di Ghiffa e la sede fu trasferita da Ronco all’attuale sede sul lungolago. Il degrado dei boschi e degli edifici sacri andò aggravandosi soprattutto per il disboscamento e l’approvvigionamento di legna da ardere, l’isolamento dei luoghi e la quasi totale assenza di sorveglianza ne incoraggiarono il depauperamento. Anche il degrado delle cappelle a partire dagli anni trenta peggiorò, i tetti furono oggetto di infiltrazioni sempre più gravi e la zona per anni fu lasciata in balia di sé stessa.

Nel 1985 l’amministrazione guidata da M. Bertolo perseguì la strada del restauro e recupero del Santuario della SS. Trinità, dedicando sforzi e risorse al Sacro Monte. Furono avviate così le procedure presso la Regione Piemonte e in tempi brevi si giunse all’Istituzione della Riserva Naturale Speciale del Sacro Monte della SS. Trinità di Ghiffa, con legge n. 51 del 7 settembre 1987. La Regione sollecitò un’analisi approfondita dello stato di degrado, dell’architettura e della statuaria, avviando una riflessione sulle metodologie di intervento e le priorità da adottare. A partire dal 1988 iniziarono i restauri dei beni artistici e della statuaria a cominciare dall’altare della cappella della Trinità. Fu proprio durante i lavori di recupero del Santuario nel 1993 in cui fu distrutto un pavimento posticcio, che apparvero le fondazioni della cappella romanica ad aula unica con abside semicircolare, risalente ai secoli XI – XII, di cui ancora oggi si possono osservare alcune parti all’interno della chiesa sollevando due botole di legno poste a protezione.

I lavori di restauro, che terminarono nel 2000 coinvolsero tutto il complesso, con il rifacimento dei tetti, interventi sulle murature e sul patrimonio artistico delle tre cappelle, del Santuario, della Via Crucis.
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